Il suo nome è tornato alla ribalta su diversi quotidiano nazionali, dal Messaggero al Mattino. La notizia dell’Inps che ha avviato le richieste di restituzione dei bonus Covid per gli autonomi a politici e amministratori locali ha fatto finire nel calderone anche il sindaco di Campobasso Roberto Gravina. La vicenda, che fece molto rumore in città, è quella relativa al contributo di 600 euro percepito anche dal numero uno di palazzo San Giorgio l’estate scorsa. Denaro che, per ammissione dello stesso sindaco, gli è stato accreditato in automatico ma è stato immediatamente devoluto in beneficenza (a famiglie in difficoltà e, in parte, al fondo Covid del Comune). Ora l’Istituto di previdenza, sentito il parere del Ministero del Lavoro, ha avviato le procedure per la restituzione di circa 2000 bonus poiché l’assegno non può essere elargito a chi ricopre un mandato politico.
Peccato però che il sindaco di Campobasso – accostato ‘erroneamente’ agli altri 2000 politici che in questi giorni stanno ricevendo gli avvisi – ha ricevuto il contributo dalla cassa forense e non dall’Inps. Ad ogni modo, a scanso di equivoci, Gravina ha voluto precisare che ha già restituito autonomamente le somme percepite. «La cassa forense – ha spiegato – non ha inviato agli avvocati le richieste di restituzione, ma io già a settembre ho provveduto a riconsegnare le successive somme che mi sono state accreditate in automatico».
Insomma, il caso sollevato a livello nazionale – e le relative polemiche – è stato presto chiarito. Ma Gravina va oltre: «Se la cassa forense dovesse chiedere la restituzione dei primi 600 euro, quelli devoluti in beneficenza, provvederò a mie spese».